E' andata in onda Domenica e Lunedi scorsi la fiction della Rai "Il caso Enzo Tortora - Dove eravamo rimasti" che ha narrato le tormentate vicende del noto conduttore Rai arrivato agli onori della fama per il suo programma Portobello. Per l'interpretazione del protagonista è stato scelto Ricky Tognazzi, non poteva esservi scelta migliore data la sensibilità e la grandezza di Tortora. Un plauso a Tognazzi, bravissimo e intenso! A questa vicenda abbiamo ampiamente dato spazio con un post apposito su questo blog. Tortora, ricordiamo, fu accusato ingiustamente da un gruppo di criminali che scelsero la strada del pentitismo, personaggi facenti parte del famoso e agguerrito clan camorristico "Nco" (nuova camorra organizzata) capeggiato dall'ergastolano Raffaele Cutolo, attualmente in carcere col regime del 41bis. Le calunnie rivolte al presentatore tv lo segnarono non solo nell'animo, ma anche nel fisico, portandolo ad una triste ed inesorabile malattia proprio all'indomani del trionfo della verità, quando tutte le accuse rivoltegli contro furono smontate una per una e i sui accusatori sbugiardati. Le due puntate hanno avuto un successo di pubblico che sfiora uno share del 25%, quasi 5 milioni di persone sono state incollate allo schermo per la visualizzazione del film.
Per l'occasione vi invitiamo a votare il sondaggio che abbiamo approntato su questo blog. Secondo voi, Raffaele Cutolo deve pentirsi? E' evidente che anche per il caso Enzo Tortora Cutolo potrebbe rivelare fatti e misfatti che forse resteranno per sempre sepolti. Non se il capo della famosa Nco si decidesse a parlare con i magistrati e a raccontare tutti i retroscena di quel tormentato periodo storico italiano, quando si registrò l'ascesa della Nuova Camorra Organizzata. Si è detto che alcune frange dell'attuale potere italiano abbiano ancora da temere da un eventuale pentimento del noto boss di Ottaviano. Per chi crede nella giustizia e nella democrazia è fondamentale chiedere a gran voce che siano portate alla luce le pagine mancanti della storia degli ultimi quarant'anni del nostro paese. Lo dobbiamo alle centinaia di migliaia di vite sacrificatesi per riscattare la libertà e la dignità dell'antico e glorioso popolo delle Due Sicilie.
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