È Salvatore Di Maio, ex affiliato della Nco coinvolto negli omicidi Torre e Lamberti. Fuori nonostante il 41 bis
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Salvatore Di Maio |
SALERNO — Sei ergastoli per altrettanti omicidi, trent'anni di vita trascorsi in carcere a Rebibbia e quasi tutti in regime di carcere duro (41 bis). Il temutissimo braccio armato di Raffaele Cutolo, che negli anni '80 lo scelse quale referente della Nuova camorra organizzata strappandolo al nemico Pasquale Galasso della Nuova famiglia, ha ottenuto la semilibertà.
CASO GIUDIZIARIO - All'unicità del caso giudiziario si abbina la notorietà del protagonista, Salvatore Di Maio, detto ‘tore o'guaglione' e ‘faccia d'angelo', nocerino, killer della Nco, ex luogotenente dei Cutolo, coinvolto in quasi quindici omicidi, finito nelle maglie della giustizia anche per omicidi considerati "eccellenti": come la morte del sindaco di Pagani, Marcello Torre, nel 1980. Omicidio per il quale si è riaperto il fascicolo. O, ancora, l'efferato delitto di Simonetta Lamberti, figlia di appena 10 anni del magistrato cavese Alfonso che, pur di individuare il colpevole non esitò a contattare l'oggi 54enne pluripregiudicato per incontrarlo di persona. Poi, le numerose faide e le "trasferte" a Napoli, vicino al capo, "o' professor e di Ottaviano". Al suo fianco, sempre, anche quando pian piano inizia il declino della Nco spa con guerre intestine che portano a 360 morti ammazzati, in un sol anno. Salvatore viene anche arrestato e clamorosamente evade dal carcere di Salerno. Ad acciuffarlo, tra Roma e Latina, è l'allora capitano dei carabinieri Gennaro Niglio. Tore o guaglione varca la soglia del carcere poco più che ventenne. E su di lui fiumi di inchiostro per racconti tra leggende e verità. Mai pentitosi, oggi gode della semilibertà. Già, il 54enne rappresenta il primo caso italiano di detenuto in regime di carcere duro con l'aggravante dell'articolo 7 (aggravante mafiosa) che usufruisce dei benefici di legge.
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Il boss Raffaele Cutolo |
LA RICHIESTA DELL'AVVOCATO - Un percorso avviato circa un anno e mezzo fa dal suo avvocato, Antonio Sarno, che ha raggiunto un traguardo a dir poco notevole. Quasi clamoroso. E forse anche atteso se si pensa che un primo segnale di quello che si sarebbe raggiunto si era avuto ottenendo cinque giorni di permesso (rinnovabili ogni 45 con nuova richiesta) in una comunità romana. L'obbligo di dimora nella capitale aveva già fatto rumore. Ora, la semilibertà che ha visto Salvatore Di Maio girare per Nocera Inferiore, la sua città dove però sembra non essere intenzionato a stabilirsi. Ma come si è giunti a tale provvedimento? L'avvocato Sarno ha presentato carte e documenti al tribunale di sorveglianza della capitale per dimostrare che l'assistito aveva tutti i requisiti per la semilibertà. In primis ha ottenuto l'ammissibilità della richiesta dimostrando che Di Maio «..se pure avesse voluto non poteva collaborare. Una collaborazione impossibile visto che la ricostruzione dei processi o dei fatti sono chiari». Ovviamente, i fatti che lo vedono protagonista. A questo si aggiunge la buona condotta dell'uomo. «Una grande vittoria dovuta prima di tutto al percorso che Di Maio ha avuto in questi anni. Poi, al lavoro svolto da me insieme ai miei collaboratori e, non ultimo, al magistrato, giovane e competente, del tribunale di sorveglianza che ha saputo valutare attentamente le carte», spiega con entusiasmo l'avvocato Sarno che ha lavorato per tagliare questo traguardo da oltre un anno.
Rosa Coppola
15 aprile 2013
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