Uno stralcio tratto dal libro di Gigi Di Fiore "Potere Camorrista - quattro secoli di mala Napoli" in cui si delineano le caratteristiche del pupillo di Raffaele Cutolo Alfonso Rosanova...
Da un articolo del Corriere della Sera, in cui il figlio di Alfonso Rosanova racconta retroscena inqueietanti della latitanza del padre. di D' Errico Enzo
LE RIVELAZIONI DEL FIGLIO DI ROSANOVA ALFONSO : " I POLITICI SONO RESPONSABILI DELLA SUA MORTE "
il boss frequentava Palazzo Chigi
" mio padre era latitante ma aveva ottenuto da Gava Antonio un tesserino per la presidenza del Consiglio " . potere e malavita, chiesta autorizzazione a procedere contro il dc Russo Raffaele: associazione a delinquere. Rosanova Alfonso padre spirituale di Cutolo Raffaele, venne ucciso nell' aprile del 1982 in una corsia dell' ospedale di Salerno
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ Le rivelazioni del figlio di Rosanova: "I politici sono responsabili della sua morte" TITOLO: Il boss frequentava Palazzo Chigi "Mio padre era latitante ma aveva ottenuto da Gava un tesserino per la presidenza del Consiglio" Potere e malavita, chiesta autorizzazione a procedere contro il dc Russo: associazione a delinquere - - - - - - - -
L'UCCISIONE DEI SUOI DUE FIGLI, LUIGI (28 anni con precedenti) e ANIELLO (24 anni incensurato), NEL 1988 A SANT'ANTONIO ABATE, PICCOLO CENTRO IN PROVINCIA DI NAPOLI DI CUI è ORIGINARIO.
CADONO GLI ULTIMI 'CUTOLIANI'
Tratto da
La Repubblica
05 luglio 1988 — pagina 21 sezione: CRONACA
|
La gioelleria Rosanova di via Roma a Sant'Antonio Abate, luogo presso il quale è avvenuto l'omicidio dei fratelli Luigi e Aniello Rosanova (di 28 e 24 anni), figli di Alfonso padrino della NCO capeggiata da Raffaele Cutolo. |
NAPOLI Ci sono voluti sette killer e cento proiettili per ammazzare i due figli di Alfonso Rosanova, che fu uno dei più fidati consigliori di Raffaele Cutolo. Il vecchio boss, Alfonso, era stato giustiziato dalla camorra vincente, nella stanzetta di un ospedale salernitano, la sera del 19 aprile ' 82. Ieri mattina, dopo sei anni, è toccato ai suoi eredi fare i conti con la vendetta delle cosche criminali. Un' esecuzione spietata, compiuta sotto gli occhi di decine e decine di persone, che non ha risparmiato un' innocente passante, Annunziata Di Palma di 58 anni. Fortunatamente la donna se l' è cavata con un paio di ferite di striscio. Nulla da fare, invece, per i due bersagli dell' agguato. Luigi ed Aniello Rosanova, rispettivamente di 28 e 24 anni; il primo con numerosi reati alle spalle, il secondo con la fedina penale immacolata. Sono caduti nella trappola mentre passeggiavano in via Roma, la strada principale di Sant' Antonio Abate, un borgo di confine tra la costa vesuviana e l' agro nocerino-sarnese. Le sequenze di questo ennesimo mezzogiorno di fuoco che ha insanguinato la provincia napoletana, resteranno a lungo nella memoria di chi, ieri mattina, si trovava a passeggiare nel corso principale del paese. Le lancette hanno da poco superato le dodici, quando Luigi ed Aniello Rosanova lasciano il loro appartamento di via Roma e scendono in strada. Ad aspettarli ci sono alcuni amici, con i quali i due fratelli si fermano a chiacchierare dinanzi alla gioielleria di un parente. A quell' ora via Roma è gremita di persone: gente che fa spese, ragazzi che ingannano il tempo ciondolando sui marciapiedi. Sembra un giorno come tanti, insomma. All' improvviso, però, due auto di grossa cilindrata una Fiat 131 ed una Lancia Delta sgusciano dal traffico e si fermano a pochi metri dalla gioielleria. A bordo ci sono nove uomini: due restano alla guida delle vetture, mentre gli altri sette spalancano gli sportelli e piombano sui fratelli Rosanova. Sono armati fino ai denti: imbracciano fucili a pompa, mitragliette e pistole calibro nove. Per i due ragazzi non c' è scampo. Hanno appena il tempo di accorgersi dell' agguato, che i killer fanno fuoco. Luigi è il primo a cadere, colpito da oltre venti proiettili. Aniello, anche se ferito, cerca scampo tra le auto in sosta. Zoppicando, fugge tra la folla terrorizzata. Intorno a lui c' è il finimondo: gli assassini che continuano a sparare all' impazzata. La gente che corre in cerca di un riparo. Aniello è stremato, riesce appena a fare venti metri trascinando la gamba ferita. Poi si volta e vede le canne dei fucili puntate su di lui. Almeno trenta proiettili scaraventano il ragazzo sull' asfalto uccidendo. Annunziata Di Palma è lì, a pochi passi. Il terrore le paralizza le gambe. Fra le braccia stringe una busta con il pane che ha appena acquistato dal salumiere. Soltanto quando i killer risalgono in auto e scompaiono in una traversa di via Roma, la donna si accorge che quella busta è imbrattata di sangue. Due colpi, rimbalzati sul selciato, l' hanno ferita di striscio ad una spalla. Ma cosa ha spinto la camorra ad un agguato tanto feroce? E' quello che stanno cercando di scoprire gli investigatori. Gli elementi a disposizione non sono molti. In passato soltanto Luigi Rosanova aveva avuto guai con la giustizia dello Stato e con quella della malavita. Il suo curriculum penale è simile a quello di tanti altri piccoli boss di provincia. Arresti a ripetizione, innumerevoli denunce. Un mese fa era scaduto il soggiorno obbligato che l' aveva confinato a Modena. Già nell' 83, comunque, Luigi era stato ferito alle gambe da un altro commando di camorristi. E sempre a Sant' Antonio Abate, in via Roma. E' probabile che i fratelli Rosanova, a caccia di un posto al sole nella gerarchia criminale della zona, abbiano pestato i piedi a qualche boss dell' entroterra napoletano. E in una terra dove le vecchie mappe del potere camorristico sono state sconvolte da arresti ed omicidi, basta questo a scatenare la vendetta. D' altra parte la famiglia Rosanova non ha mai vissuto giorni tranquilli dopo il tramonto di Raffaele Cutolo e della Nuova camorra organizzata. Il primo a cadere sotto il piombo delle cosche vincenti fu proprio il vecchio Alfonso. Dieci killer lo spedirono all' altro mondo mentre era ricoverato, per disturbi cardiocircolatori, in una stanzetta al quarto piano dell' ospedale Da Procida, a Salerno. Considerato il cassiere della Nco, l' esperto in operazioni finanziarie, Rosanova aveva il compito di riciclare il danaro sporco guadagnato con le estorsioni ed il traffico di droga. Il suo nome comparve nell' ordinanza di rinvio a giudizio contro quarantadue presunti cutoliani firmata, il 17 maggio ' 83, dal giudice istruttore salernitano Domenico Santacroce. Ed in quell' occasione la figura del boss venne accostata a quella dell' allora sottosegretario ai Trasporti, Francesco Patriarca. Fu lo stesso Patriarca, qualche tempo dopo, ad ammettere di aver conosciuto Alfonso Rosanova. In un' intervista raccontò di essersi incontrato con il malvivente soltanto perché questi era interessato alla costruzione di un villaggio turistico alla periferia di Castellammare. Ma non sapevo che fosse un criminale, aggiunse.
Nessun commento:
Posta un commento