domenica 17 giugno 2012

Il Camorrista (il romanzo di Giuseppe Marrazzo)

"Il camorrista" 
Autore Giuseppe Marrazzo
1ª ed. originale 1984
Genere romanzo 
Sottogenere biografia 
Lingua originale italiano
Protagonisti Raffaele Cutolo

Il camorrista. Vita segreta di don Raffaele Cutolo è un romanzo del 1984 di Giuseppe Marrazzo. Il libro è incentrato sulla vita di Raffaele Cutolo, uno dei boss più potenti della camorra degli anni settanta e ottanta, fondatore della Nuova camorra organizzata (NCO).

Il romanzo è strutturato in dodici capitoli e narra la vita di Cutolo in prima persona, come una sorta di memoriale in cui il boss, al termine della sua parabola, ripercorre i momenti salienti della propria vicenda umana e criminale. La narrazione comincia dal momento finale, ossia dal trasferimento di Cutolo al carcere di massima sicurezza dell'Asinara nel 1982, che segna la conclusione del suo potere sulla malavita campana. Da qui ha inizio il lungo flashback nel quale Cutolo si racconta, a partire dagli anni dell'infanzia.

Nato e cresciuto ad Ottaviano, paese del Vesuviano, da una famiglia di contadini, il giovane Raffaele si rende responsabile di un omicidio a diciannove anni e finisce nel carcere di Poggioreale, dove in pochi anni costruisce una nuova organizzazione criminale a cui darà il nome di Nuova Camorra Organizzata. L'associazione a delinquere si fonda principalmente sulle estorsioni e il contrabbando di sigarette, oltre a una piccola fetta dello spaccio di droga destinata a crescere negli anni successivi. Grazie ad una gestione decisa e carismatica, Cutolo crea intorno a sé una corte di fedelissimi fra i quali spiccano la sorella Rosetta e l'amico d'infanzia Vincenzo Casillo detto 'o Nirone, che fungono da suoi emissari al di fuori del carcere.

Quando la potenza della Nco cresce al punto da intralciare gli affari delle altre famiglie della camorra tradizionale, Cutolo scatena una guerra spietata che insanguinerà per anni il territorio di Napoli e dell'intera Campania, con centinaia di morti ammazzati da entrambe le parti.

Nel frattempo il boss, che molti chiamano 'o Professore per la sua aria da intellettuale, tesse una rete di legami con le altre organizzazioni criminali (mafia, 'ndrangheta, ma anche mafia italo-americana) e con esponenti della politica locale e nazionale, ottenendo protezioni, favori, trasferimenti in carceri più adatte al suo ruolo di comando (come ad esempio il carcere di Ascoli Piceno, dove Cutolo vivrà a lungo da ospite di riguardo più che da recluso). L'occasione d'oro per l'affermazione della Nco nel panorama criminale italiano è offerta dal terremoto del 1980, che apre a Cutolo la possibilità di accedere ai sostanziosi appalti della ricostruzione, ma che acuisce anche la rivalità con gli altri clan, causando un nuovo efferato bagno di sangue.


L'inizio della fine della parabola di Cutolo coincide anche con il momento del massimo riconoscimento della sua potenza. Dopo il sequestro dell'assessore campano Ciro Cirillo, esponente della Democrazia cristiana, da parte delle Brigate rosse, il boss viene contattato dai Servizi segreti e da colleghi di partito dell'assessore affinché interceda, attraverso i suoi contatti con brigatisti detenuti, presso i sequestratori. In cambio, Cutolo ottiene la promessa di importanti privilegi, come la permanenza nel carcere di Ascoli e l'allentamento della pressione delle forze dell'ordine sul territorio di Napoli. La liberazione di Cirillo, ribadisce l'io narrante, non è voluta dallo Stato per la salvezza di un essere umano, ma per il timore che la pressione del sequestro lo induca a rivelare particolari scottanti sui legami della Democrazia cristiana con le organizzazioni criminali.

Cutolo negozia coi brigatisti, che si accontentano di una somma di denaro quale riscatto e rilasciano Cirillo indenne. Ma anziché ricevere la sua contropartita, Cutolo viene abbandonato al suo destino, trasferito nel carcere di massima sicurezza dell'Asinara per ordine del presidente della Repubblica Sandro Pertini e qui tenuto a lungo in isolamento. Convinto di essere stato abbandonato anche dal suo luogotenente Casillo, che ha avviato trattative di alleanza con le altre famiglie rivali, Cutolo emette la sua ultima sentenza di condanna a morte attraverso i suoi avvocati. Il 29 gennaio1983 Vincenzo Casillo viene fatto saltare in aria nella sua auto, con grande soddisfazione del boss che apprende la notizia dal telegiornale.

Adattamento cinematografico 

Al libro di Marrazzo è liberamente ispirato il film del 1986 Il camorrista, che segna l'esordio alla regia di Giuseppe Tornatore. Protagonista della pellicola è l'attore italoamericano Ben Gazzara, che veste i panni di Raffaele Cutolo.





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