giovedì 21 giugno 2012

Salvatore Serra, detto a' Cartuccia. Uomo di fiducia di Cutolo poi dissociatosi

'COSI' COSTRINSERO UN DETENUTO A TOGLIERSI LA VITA IN CELLA'
19 febbraio 1985 — pagina 13 sezione: CRONACA

NAPOLI - Ecco come viene "suicidato" un boss della mala organizzata, prima amico di Cutolo e poi suo acerrimo avversario. Una lunga "guerra di nervi", messaggi sprezzanti e minacciosi tipo: "Ormai quello non è più un uomo. E' uno che porta in giro il suo cadavere". Salvatore Serra, soprannominato "Cartuccia", era un temuto padrino di Pagani con influenza su un vasto territorio che comprendeva altri centri dell' area salernitana: da Nocera ad Andri a Scafati. Entra a un certo punto in rotta di collisione con il super padrino di Ottaviano, gli fa una spietata concorrenza nel controllo dei traffici illeciti. La reazione del capo della Nco non si fa attendere: sentenza di morte. "Cartuccia" si trova nel supercarcere di Ascoli Piceno, in una cella attigua a quella di Raffaele Cutolo. "Diventerà presto la sua tomba", afferma con durezza il superboss. Pian piano i nervi di Salvatore Serra cedono. Ha un forte esaurimento nervoso. Il racconto della sua morte è riecheggiato ieri mattina nell' aula-bunker grande come uno stadio, all' interno del carcere di Poggioreale dove si celebra il processo al primo troncone della Nuova camorra. E' Giovanni Pandico, uno dei primi camorristi pentiti, a fare l' agghiacciante racconto: "E' stato Gennaro Chiariello, l' ex vice brigadiere che comandava gli agenti di custodia di Ascoli Piceno - dice - a prostrare psicologicamente SalVatore Serra. Lo ha fatto impazzire. Lo ha indotto a salire su un termosifone e a mettere la testa in un cappio. Salvatore Serra minacciava di togliersi la vita e lui lo ha aiutato. Su suggerimento di Cutolo ha dato un calcio al termosifone e "Cartuccia" è rimasto appeso. E' stata una scena straziante". Davanti ai giudici l' ex vice brigadiere protesta la sua innocenza e la sua totale estraneità al fatto. "Non ho commesso niente di quello che mi viene attribuito. Sono tutte infamie. Voglio un confronto diretto con Pandico e gli altri che mi accusano, compreso Ciro Starace. I camorristi cutoliani io li conoscevo soltanto perchè stavano nel carcere dove io prestavo servizio, ma non perchè avessi rapporti con loro". Contro Gennaro Chiariello nessun provvedimento della magistratura di Ascoli Piceno è stato adottato in seguito al suicidio del boss di Pagani. In questo processo, l' ex sottufficiale deve rispondere soltanto di associazione per delinquere e di affiliazione alla Nco. E' stata la giornata di altre guardie carcerarie, a testimonianza delle complicità e delle coperture di cui godevano i camorristi nel supercarcere di Ascoli dove per un lungo periodo è stato detenuto anche Raffaele Cutolo. Pandico e Pasquale Barra hanno fatto i nomi del maresciallo Guarracino e di Rosario Adamo: questi avrebbe consegnato tre pistole a Renato Vallanzasca "in cambio di una notte d' amore con la moglie del bandito". Gli interrogatori sono proseguiti uno dietro l' altro, per diverse ore. Sono stati sentiti alcuni imputati beneventani, poi Giuseppe Radunanza, cugino del più conosciuto Domenico, capozona a San Giuseppe Vesuviano. Angelo Santaniello si è scagliato contro Barra: "E' un menzognero. Ho conosciuto Cutolo ed altri camorristi solo perchè stavamo nello stesso carcere". Pasquale Sassolino, Francesco Batti, i fratelli baresi Angelo e Cosimo Linetti (difesi dall' avvocato Michele Cerabona) che si sono definiti "non gangster, ma borseggiatori non violenti". Cosimo ha detto: "Mi chiamano mani di velluto, ma non ho mai sparato. Ho avuto anche molta sfortuna e sono stato in carcere per venticinque anni. Però il marchio di camorrista non si addice alla mia persona". Emerge una linea di difesa comune per i 251 imputati di questo primo troncone: non conosciamo Cutolo e lo abbiamo visto qualche volta. Non abbiamo partecipato alle azioni della Nco. C' è stato un momento di tensione quando il presidente Luigi Sansone ha allontanato Chiti, Fiorella Pignozzo e Mario Astorina che aveva chiesto ai giudici: "Mi date carta e penna per scrivere un' istanza?". Quando gli è stato risposto di no ha reagito: "Ma allora voi non siete dei giudici. Siete una corte marziale!". Domani arriva Enzo Tortora, incriminato per associazione per delinquere di stampo camorristico e traffico di droga. Dopo l' autorizzazione a procedere data dal Parlamento europeo, l' ex presentatore di Portobello entrerà nel processo al primo troncone della camorra cutoliana. Arriverà a Poggioreale quasi sicuramente in compagnia di Marco Pannella. Per questa mattina, nella sede del gruppo consiliare radicale, Tortora terrà una conferenza stampa. - 
di ERMANNO CORSI
La Repubblica

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